05/11/2015

Cosa prevede l'Abenomics 2.0?

AcomeA Asia Pacifico Cosa prevede l'Abenomics 2.0?

Di recente il team di gestione di AcomeA ha incontrato il ministro dell’Economia giapponese Akira Amari. Scopo dell’incontro era approfondire le prossime linee di politica economica del paese nipponico. Il meeting segue l’incontro dello scorso aprile con un altro alto esponente del gabinetto dello sviluppo economico del governo giapponese, di cui avevamo parlato in un questo diario.

Superato il traguardo dei 1000 giorni di Governo Abe e a oltre 2 anni e mezzo dal lancio del Quantitative Easing della Bank of Japan i successi e gli insuccessi dell’Abenomics sono sotto gli occhi di tutti.

L’obiettivo primario di far uscire il paese dalla deflazione e riportare l’indice dei prezzi al consumo intorno al target del 2% non è stato raggiunto. A poco sono serviti dunque gli sforzi della BOJ sotto questo fronte. Anche l’obiettivo della crescita dei salari reali non è stato raggiunto così come la complessiva riforma del mercato del lavoro, necessaria per il rialzo dei salari, non ha rispettato le attese.

Per quanto riguarda il piano di consolidamento fiscale, da sempre al centro dell’azione di Abe, resta lontano dall’obiettivo di un surplus primario di bilancio nel 2020.

Certamente la politica monetaria espansiva ha favorito il deprezzamento dello yen sostenendo le esportazioni nipponiche e, nel complesso, la crescita del paese. Così come sono da sottolineare i successi per quel che riguarda il turismo e la partecipazione al lavoro da parte delle donne.

A nostro avviso però il principale successo che il governo Abe ha raggiunto è la riforma della corporate governance delle aziende nipponiche. Una chiave di volta che, da investitori esteri, aspettavamo da tempo.

Resta però ancora molto da fare.

Il recente rimpasto di governo e il drastico calo del consensus del premier Abe sono stati quindi l’occasione per il governo giapponese di rilanciare un nuovo pacchetto di misure per dare nuova linfa all’Abenomics e riguadagnare il supporto dell’elettorato.

Proprio la cosiddetta ‘Abenomics 2.0’ è stata al centro del nostro incontro con il Ministro Amari.

I cardini del nuovo programma sono essenzialmente tre:

  • Aumento del PIL da 500 trilioni di yen a 600 trilioni da realizzarsi per il 2020
  • Aumento del tasso di natalità a 1,8 figli per donna dagli attuali 1,4
  • Ridurre a 0 il numero dei lavoratori che ogni anno lasciano la propria occupazione per prendersi cura di parenti più anziani (attualmente oltre 100.000 giapponesi ogni anno si trovano in questa condizione).

Il primo punto a nostro avviso è molto ambizioso e richiederebbe un tasso di crescita del Pil nominale intorno al 3,5% annuo. Un obiettivo difficile dunque da raggiungere. Gli altri due obiettivi sono invece tra loro collegati. Il Giappone è un paese in cui il tasso di natalità è molto basso e la popolazione tra le più anziane al mondo. Inoltre, nelle intenzioni di Tokyo non c’è quella di supplire a questo problema attraverso una politica migratoria più aperta. Punto su cui ci saremmo aspettati maggiori novità.

Guarderemo quindi con attenzione nei prossimi mesi come il governo di Tokyo implementerà le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi.

Per quanto riguarda il posizionamento dei nostri fondi, restiamo positivi sul Giappone, paese su cui continuiamo ad avere una sovraesposizione, in particolare sul settore industriale, finanziario e sui titoli legati all’export.