28/07/2017

“Whatever it takes” compie cinque anni: quanto è servito all'Italia?

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Sono passati cinque anni da quel 26 luglio 2012 quando, in occasione della Global Investment Conference di Londra, Mario Draghi pronunciò la celebre dichiarazione in difesa della moneta unica:

"Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough".

Con quelle fatidiche parole, Draghi aveva affermato la volontà della Bce nel ridurre o eliminare ad ogni costo il rischio legato al ritorno alle monete nazionali, che era diventato una delle cause principali dell'aumento degli spread nei titoli dei paesi periferici dell'eurozona.

A cinque anni di distanza, si può dire che le promesse, almeno in parte, sono state mantenute. La Banca Centrale Europea, ha adottato una serie di misure non convenzionali (Quantitave Easing) che hanno portato a circa 2.000 miliardi di euro di acquisti sui titoli (governativi e corporate), all'azzeramento del tasso di riferimento e all'adozione di un tasso negativo (-0,4%) sui depositi delle banche presso la Bce. Tutto questo ha fatto sì che i rendimenti assoluti e gli spread tra i vari paesi dell’eurozona diminuissero in modo sensibile. 

Com’è cambiato il mercato dei titoli di Stato in Europa?

Se si guarda all’andamento dei principali titoli governativi dell’area euro, si può notare una marcata riduzione dei rendimenti dal 2012 a oggi.  
Nel caso italiano, il rendimento del BTP decennale è sceso dal 7% di fine 2011 al 2,15% della prima metà del 2017. Lo spread, il differenziale di rendimento, sul Bund è passato dagli oltre 500 p.b. di fine 2011 agli odierni 170 p.b.

 Fonte: Bloomberg

Da un confronto tra l’odierna curva dei rendimenti dei titoli italiani con quella di cinque anni fa, si segnala la riduzione dei rendimenti su tutte le scadenze e, in particolare, la presenza di valori negativi sulla parte breve (fino a 2 anni).

 Fonte: Bloomberg

Quanto ha risparmiato l’Italia sulla spesa per interessi sul debito? 

In Italia, l’esborso per gli interessi sul debito pubblico ha da sempre rappresentato una delle voci più rilevanti della spesa statale. La marcata riduzione dei tassi di interesse sui titoli governativi ha permesso ai paesi dell’eurozona di finanziarsi a condizioni più favorevoli rispetto a quelle degli anni precedenti.
Prendendo come riferimento il periodo che va dall’inizio della crisi (2008) fino al 2016, l’Italia ha speso cumulativamente circa 665 miliardi di euro (il 41% del PIL medio annuale) per pagare esclusivamente gli interessi sul debito. Se i tassi d’interesse non fossero scesi così drasticamente a seguito delle parole di Draghi nel luglio 2012, l’esborso finale sarebbe stato ancora più oneroso.
Per capire qual è stato il risparmio cumulato per effetto della riduzione dei tassi d’interesse, abbiamo tratto spunto uno studio di Bundesbank condotto sui paesi dell'eurozona.
Mantenendo costante il tasso implicito d’interesse* al valore del 2008 (5,01%), l’Italia ha risparmiato cumulativamente circa 195 miliardi di euro (11,63% del PIL) sulla spesa per interessi. Nello stesso arco temporale, la Germania ha risparmiato di più (€ 247mld) ma meno in rapporto al PIL (7,9%).

Fonte: Elaborazione dell'autore su dati MEF e Bundesbank

Quest’apparente incongruenza è il risultato di un diverso livello e andamento del PIL nei due paesi. Dal 2008, il PIL tedesco è cresciuto del 22% attestandosi ad un valore pari a quasi il doppio del PIL italiano. Nel frattempo, l’Italia è rimasta ferma al palo: nonostante un indebitamento più elevato, avvenuto a condizioni sempre più favorevoli, il PIL oggi è praticamente rimasto invariato ai valori del 2008.

Quali potranno essere le dinamiche sul mercato dei titoli governativi dell'area euro? 
Secondo Marco Sozzi, gestore obbligazionario dei fondi di AcomeA, l’avvio delle comunicazioni fatte dalla Bce sulla graduale riduzione del programma d’acquisto dei titoli, rende ancora più insicura la situazione dei titoli italiani i cui livelli di rendimento non riflettono adeguatamente i rischi derivanti dalla nostra situazione economica. 

Fonte: Elaborazione dell'autore su dati Eurostat

 


 il tasso implicito di interesse è stato calcolato dal rapporto tra la spesa per interessi nell'anno 2008 e il debito residuo alla fine del 2007.