25/11/2013

Commissioni di gestione: come valutare se l’investimento è troppo caro?


EraclitoQuando acquistate un qualsiasi bene o servizio valutate innanzitutto quale ha le caratteristiche più adatte alle vostre esigenze, quindi confrontate diverse offerte e vi chiedete: “Quanto mi costa? Quali servizi pre- e post-vendita sono inclusi nel prezzo?”.

Allo stesso modo, acquistando un fondo comune di investimento, una domanda che dovete assolutamente fare è: a quanto ammontano le commissioni di gestione? Si tratta di una delle principali voci di costo legate ad un fondo comune, e peseranno sul rendimento del vostro investimento. Le commissioni di gestione rappresentano una percentuale annua del capitale investito che serve a remunerare il lavoro della società di gestione e il servizio di consulenza.

L’entità delle commissioni di gestione varia secondo la natura del fondo in cui si investe, perché diverse tipologie di fondi richiedono un impegno diverso da parte dei gestori e di tutta la struttura. Ad esempio, un fondo che investe solo sul mercato obbligazionario europeo a breve scadenza avrà commissioni di gestione inferiori rispetto ad un fondo azionario o ad un flessibile che possono investire ovunque nel mondo. Gli ultimi saranno, infatti, caratterizzati da un più ampio mandato di gestione, con una discrezionalità (e un lavoro) maggiore per il gestore. Parte del recente successo degli ETF, fondi che replicano l’andamento di un indice, è dovuto proprio ai bassi costi di gestione che hanno questi fondi, in quanto comportano un lavoro pressoché nullo e altamente automatizzabile per il gestore.

Nella scelta del fondo è quindi importante essere consapevoli che a commissioni di gestione più elevate deve corrispondere un carico di lavoro maggiore per la società di gestione. Quindi occorre verificare che vi sia o meno un’ampia delega di gestione e che si paghi per una gestione realmente attiva, ossia che corra dei rischi per creare valore al cliente e non si limiti a replicare un indice. Non è facile per il cliente capire se vi sia un’effettiva gestione attiva o meno del fondo, ma, per i fondi a benchmark, un’approssimazione può essere fornita dalla tracking error volatility, una misura della distanza tra l’andamento del fondo e il benchmark che viene riportata per legge nei rendiconti annuali di ogni fondo. Un valore basso dell’indicatore (all’incirca sotto il 4%) potrebbe segnalare una gestione passiva, o quasi passiva, che si limita a seguire il benchmark, che quindi richiede un minore lavoro per il gestore e dovrebbe essere venduta a basso costo. Un valore invece più elevato potrebbe suggerire il tentativo da parte della società di produrre valore aggiunto per il cliente. Questo criterio ovviamente presenta diversi limiti, ma può essere considerato il primo passo per valutare l’adeguatezza della struttura dei costi.

 Un altro importante costo incorporato nelle commissioni di gestione è rappresentato dal servizio di consulenza che il collocatore (la banca o il promotore finanziario) o direttamente la SGR (se si tratta di clientela diretta) deve erogare periodicamente. Il costo relativo alla consulenza viene retrocesso dalla SGR agli intermediari e tale quota può arrivare fino all’80% delle commissioni di gestione. Nel 2011 la Mifid, la direttiva europea sul mercato degli strumenti finanziari, ha previsto la possibilità di scorporare la componente relativa alla consulenza dalle commissioni di gestione, fornendo in questo modo la possibilità di scegliere se avvalersi o meno del servizio. La consulenza è un servizio molto importante che può fornire valore aggiunto ed efficienza ad un portafoglio. Alcuni intermediari e SGR però si limitano a percepire le commissioni senza fornire al cliente questo servizio. Chi avesse quindi bisogno dell’assistenza di un esperto potrà continuare a pagare per il servizio, chi invece fosse autonomo nelle proprie scelte potrebbe acquistare i fondi con un sostanziale risparmio in costi commissionali.

Per riassumere, acquistando un fondo comune di investimento, così come per tutti gli altri vostri acquisti, prestate attenzione a quello per cui pagate e a quello che ottenete, perché allo stesso costo potreste avere prodotti molto diversi. Nel valutare l’adeguatezza delle commissioni di gestione considerate:

  • L’ampiezza della delega di gestione e una gestione attiva giustificano commissioni più elevate in quanto comportano un costo maggiore per la società e un potenziale beneficio per il cliente.
  • La presenza o meno di un servizio di assistenza pre- e post-vendita (la consulenza, nel caso scegliate di acquistare un fondo non in modalità execution-only).

 

AcomeA prevede due modalità di acquisto per i propri fondi: la classe A1 (o full service) dove le commissioni di gestione incorporano il servizio di consulenza, fornita al cliente dal suo consulente finanziario di fiducia o direttamente da AcomeA, e la classe A2 (o self service) che non include tale servizio ed è quindi soggetta a commissioni di gestione più che dimezzate.

 

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