03/12/2012
Aiuti per le banche spagnole - Un caso concreto
AcomeA EurobbligazionarioLo spettro del default sul debito delle banche è notevolmente diminuito rispetto ad un anno fa grazie al supporto fornito dalla BCE, tuttavia il processo di ristrutturazione continua e, come dimostra appunto la situazione spagnola, gli obbligazionisti si trovano comunque a sopportare perdite, benché in modo meno clamoroso di un vero e proprio default.
Il motivo che ci spinge a dare informazione su questo tema è che la situazione spagnola può essere considerata paradigmatica in caso di future ristrutturazioni, anche in seguito all’introduzione della “Crisis Management Directive” (vedi http://goo.gl/vnsnI)
Ricordiamo che il piano spagnole è, in estrema semplicità, quello di dare liquidità e capitale alle banche finché queste non avranno raggiunto dimensioni e caratteristiche di business tali da poter continuare l’attività senza supporto pubblico. Poiché però nessuno, nel settore “privato” ha intenzione di fornire mezzi propri, la liquidità viene fornita dalla BCE, mentre la ricostituzione del capitale azionario verrà fatta in parte dell’ESM ed in parte.. dagli obbligazionisti subordinati.
Vediamo dunque il caso pratico di BANKIA. La banca fu creata alla fine del 2010 con la fusione di sette casse di risparmio (Cajas) in dissesto e posta sotto il controllo di BFA (Banco Financiero y de Ahorros ), la quale assorbì gli assets più problematici delle varie banche (legati essenzialmente al settore immobiliare), ottenne un finanziamento speciale tramite la sottoscrizioni di azioni privilegiate da parte del FROB (Fondo de reestructuración ordenada bancaria) e fu quotata in borsa nel 2011 (per la cronaca il titolo fu collocato a 3,75 e vale attualmente 0,7 euro). Successivamente il governo spagnolo fu prima costretto a trasformare le azioni privilegiate del FROB in azioni ordinarie e poi a praticamente nazionalizzare l’intero istituto.
L’ultimo capitolo (per ora) è stato quello della richiesta di aiuti da parte della Spagna all’ESM (vedi http://goo.gl/vb9jZ). Vediamo dunque cosa è accaduto in questo caso specifico. Il piano di ristrutturazione, approvato dalla Commissione Europea, prevede che anche gli obbligazionisti subordinati contribuiscano alla ricapitalizzazione dell’istituto attraverso da un lato la sopportazione di una perdita parziale sul diritto al rimborso del capitale e la conversione del debito residuo in azioni; in verità è prevista la possibilità di ottenere comunque altre obbligazioni (per i possessori di obbligazioni lower tier 2), ma a condizioni molto svantaggiose, man mano che si considerano le scadenze più lunghe.
Benchè manchino alcuni dettagli, in base alla guidance fornita dalla società, la perdita in conto capitale (“haircut”) è stimata in circa il 40% per i tier 1, il 45% per gli upper tier 2 ed il 15% per i lower tier 2, ma per valutare l’impatto finale occorrerà vedere cosa accadrà al prezzo delle azioni che gli obbligazionisti si troveranno in mano.