30/06/2022

Il nuovo piano industriale di Mps: quali possibili evoluzioni?

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Il nuovo piano industriale di Mps prevede un aumento di capitale di 2.5 miliardi di €: di questi 0.8mld€ coprono 4K di uscite volontarie, mentre il resto, insieme agli utili generati sull’intero arco del piano, serve a portare il CET1 (Common Equity Tier 1, ovvero la componente primaria del capitale della banca) nel 2024 ad un livello stabile sopra il 14%, ovvero, 530bps (punti base) sopra lo SREP, e al 15.2% nel 2026.

Per raggiungere l'obbiettivo di avere una banca stabile e profittevole si agirà seguendo tre direttive:

  • semplificazione della struttura aziendale;
  • razionalizzazione dei costi che parte dalle uscite volontarie;
  • spinta del business mix verso i ricavi commerciali puntando su Bancassurance (Axa) e Asset Management (Anima).

Grazie a queste azioni il management si aspetta di raggiungere un ROTE (rendimento del patrimonio netto tangibile) dell'8% nel 2024 e dell'8.7% nel 2026 (partendo da un 4.6% nel 2021). Ggli utili previsiti sono di 1 miliardo di € nel 2024 e un ritorno al dividendo, con payout del 30%, nel 2025.

Il piano, inoltre, poggia su una serie di assunzioni abbastanza conservative: Euribor a 3 mesi tenuto a 66bp fisso fino al 2026 rispetto a stime che lo vedono sopra i 200bp. Mps porrà un forte focus anche su Widiba, ma tutti i risultati positivi attesi da questa divisione NON sono nei numeri del piano.

 

RISCHI LEGALI

Ad oggi Mps conta 1.9mld€ di rischi legali lordi, di cui 0.8Mld€ sono legati alle cause Mussari/Vigni, Viola/Profumo, con una buona probabilità di essere vinte.

Per quanto riguarda le coperture la banca non ha fornito disclosure ma si reputa “abbondantemente soddisfatta” con questi livelli di accantonamenti. 

Di seguito il dettaglio della slide contenuta nel piano industriale:

 

Questi rischi legali hanno coperture più che sufficienti. Recentemente Mps è stata assolta Mussari e Vigni e a breve dovrebbe esserci il secondo grado per Viola e Profumo. Considerando che la prima era quella più delicata, le probabilità di conferma della condanna in secondo grado per Profumo non sono elevate.

A livello di NPE (la percentuale di crediti deteriorati sul totale del rischio di credito) la banca passa da un NET NPE del 2.6% nel 2021 a 1.9% nel 2024 e 1.4% nel 2026.

 

PRE-UNDERWRITING E CLAUSOLA MAC

Al netto di interesse già dimostrato di possibili investitori rilevanti come AXA e Anima, le banche d'affari hanno firmato un accordo di Pre-Underwriting sull'aumento di capitale, un segnale positivo in quanto certifica che l'operazione è fattibile.

Il pre-underwriting presuppone infatti che ci si impegni a sottoscrivere l'inoptato ad un prezzo definito al momento in cui si lancerà l'aumento di capitale. Il tutto protetto da una clausola standard che si chiama Market Adverse Clause (MAC). Questa clausola è molto generica: prevede che ci si possa sfilare dall'impegno sia per eventi estremi come guerre o stravolgimenti geopolitici, sia nel caso in cui che non ci siano le condizioni di mercato per procedere con l'aumento di capitale.

Quest’ultima ipotesi si può verificare nel corso in cui, tra le interlocuzioni con gli investitori ci si rende conto che non c'è appetito o che comunque si arriverebbe ad un livello di inoptato troppo alto che le banche non sarebbero disposte a sopportare.

Ma come si sopporta il rischio di inoptato?

Oggi sono stati nominati i 4 Global Coordinator (Mediobanca, Citygroup, Credit Suisse e Bank of America).

Supponiamo per semplicità che la parte da fare a mercato/inoptata sia 800Mmln€ (è 900Mln€ circa) e supponiamo che il compenso per questa operazione sia dell'8%. Un inoptato di 800M vuol dire che ogni banca dovrebbe accollarsi 200M (800M diviso 4 banche). A questo punto entrano in gioco altre banche che partecipano al consorzio finale: ogni global coordinator può nominare una serie di Joint Coordinator e ribaltare su di loro il rischio (in cambio di una parte del compenso) e così a cascata sempre più giù.

Prendiamo una delle 4 banche: BofA ha un rischio di inoptato di 200Mln€. A questo punto in base a quanto rischio vuole prendere nomina una serie di altre banche - supponiamo Santander e Stifel - alle quali ribalta 50Mln€ a testa di rischio. Abbiamo ora BofA con 100Mln€ di rischio inoptato, Santander e Stifle con 50M a testa a fronte di una parte del compenso. A questo punto a loro volta Stifel e Santander possono ribaltare ad altre banche una parte del rischio inoptato in cambio di una parte delle fees, e così via.

Ovviamente più è probabile che l’operazione vada in porto, meno i Global Coordinator sono disposti a dividere il rischio e il compenso.

 

TIMELINE DEI CATALYST

  • La Commissione UE deve dare conferma alla proroga per la permanenza nel capitale al MEF, il che significa un’uscita dello Stato. Al momento il MEF sta trattando una proroga con uscita in un futuro prossimo ma con termini non divulgabili.
  • La BCE deve approvare il piano industriale nei tempi tecnici di 90 giorni. Molti investitori short, che puntano quindi sul ribasso del titolo, sostengono che la BCE non possa approvare questo piano in quanto 2.5mld€ non bastano per risanare e rilanciare la banca. Al contempo Mps ha convocato l’assemblea per l’approvazione a metà agosto e si aspetta una risposta positiva, forte del fatto che il piano possa riflettere quanto si aspettasse l'Autorità.
  • Una volta ottenute le due autorizzazioni si definirà il consorzio che guiderà l'operazione. A questo punto il tema cruciale è la finestra per l'aumento di capitale: è vero che ci sono le banche che garantiscono l'inoptato, ma qualora ci siano condizioni di mercato avverse, l'aumento di capitale potrebbe non partire e quindi si rischierebbe di dover ricapitalizzare. L'aumento di capitale non parte se le banche collocatrici si rendono conto che non c’è interesse, per non accollarsi tutto il rischio sull'inoptato. In questo caso invocherebbero la clausola MAC e annullerebbero l'operazione. Nel 2016 successe che per l'aumento di capitale di 7B interamente, non c'era appetito sul mercato e dato che le banche non vollero prendersi il rischio totale, entrò lo Stato. Oggi però la situazione è ben diversa: lo Stato è già azionista e sottoscrive il 64% dell’aumento, quindi, seppure nessuno fosse interessato, le banche dovrebbero dividersi un rischio di inoptato di 900Mln€ circa. Il vero scoglio finale è quindi il lancio dell'aumento di capitale, una volta lanciato sarà garantito dal consorzio che ha firmato l'underwriting.

 

Fonte