21/01/2015

Quantitative Easing, condizione necessaria… ma sufficiente?

AcomeA PMItalia Quantitative Easing, condizione necessaria… ma sufficiente?

Mai come in questa fase, il destino dei mercati azionari europei sembra legato alle decisioni di politica monetaria, con le attese di un annuncio del quantitative easing già nella prossima riunione della BCE. Difatti in misura maggiore rispetto al flusso di notizie sia micro che macro, le decisioni delle banche centrali risultano essere nevralgiche per orientare l’andamento dei mercati azionari. Proprio all’approfondimento del tema sarà dedicata questa pagina di diario.

 QE: l’unica cura possibile?

Il QE è una politica monetaria non convenzionale che, attraverso l’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario ma anche di obbligazioni corporate (come si attende il mercato), si pone l’obiettivo di mantenere elevata la liquidità presente nel sistema finanziario e di riportare le aspettative di inflazione in linea i target della banca centrale. Tale politica, definita come espansiva, si aggiunge a quelle già annunciate e a quelle in corso di implementazione come le operazioni di rifinanziamento concesse alle banche (TLTRO) o di acquisto di ABS e covered bond che non hanno ad oggi sortito gli effetti sperati. La reazione negativa dei mercati nelle fasi successive a questi annunci testimonia, tra l’altro, una certa perplessità sulla reale incisività di questi strumenti utilizzati dalla BCE.

Ma qual è l’importanza del QE? L’immissione di liquidità nel sistema finanziario ha l’importante compito di combattere gli effetti negativi di una spirale deflattiva a cui stiamo andando incontro. La deflazione porta con sé infatti due fenomeni molto negativi. Il primo è quello di deprimere le già basse aspettative dei consumatori, colpendone la fiducia, e generando un continuo rinvio al consumo e agli investimenti. In secondo luogo, specie nelle economie altamente indebitate come quella italiana, provocherebbe un innalzamento del costo reale del debito rendendolo ancora più difficilmente sostenibile. L’acquisto dei titoli di stato comporterebbe un ulteriore abbassamento del costo del debito dei governi e, in maniera diretta, anche per le imprese, attraverso l’acquisto di obbligazioni societarie. Altra importante conseguenza è legata ad una migliorata percezione del rischio abbinata ad una politica monetaria espansiva, a sostegno della crescita dei multipli e delle valutazioni dei mercati azionari, indipendentemente dal beneficio reale di queste manovre. E qui arriviamo al punto cruciale. Di fatti, se è vero che nella situazione attuale l’introduzione del QE risulta essenziale per fronteggiare la fase di difficoltà, è altrettanto vero che i benefici dello stesso risulterebbero di gran lunga attenuati se al contempo non vi fosse una politica economica volta a stimolare la crescita e gli investimenti. Solo attraverso il supporto di una politica fiscale anch’essa espansiva, la politica monetaria sortirebbe i suoi effetti positivi.

A tal proposito la trasmissione di credito dal sistema finanziario all’economia risulta essere un’altra variabile fondamentale per enfatizzare i benefici attesi da una politica monetaria espansiva, senza la quale mancherebbe il sostegno basilare per la ripresa dell’economia reale.

 Ma come sarà il QE?

Dalle caratteristiche del QE dipende l’efficacia dello stesso. A tal proposito, i nodi da sciogliere riguardano la dimensione del QE (500 miliardi bastano?), la tipologia di titoli oggetto del programma, nonché il grado di condivisione del rischio, considerando che le soluzioni molto vicine a quelle richieste dalla Germania, rischierebbero di aumentare l’incertezza, deludendo le aspettative del mercato e rendendo inefficace l’unico strumento rimasto a disposizione della BCE.