16/09/2015

I nostri portafogli dopo la volatilità estiva

AcomeA 12 Mesi AcomeA Asia Pacifico AcomeA Breve Termine AcomeA Globale AcomeA Paesi Emergenti AcomeA Patrimonio Aggressivo AcomeA Patrimonio Dinamico AcomeA Patrimonio Prudente AcomeA Performance AcomeA PMItalia ESG AcomeA Eurobbligazionario I nostri portafogli dopo la volatilità estiva

L’aumento estivo della volatilità dei mercati finanziari ha influito sull'andamento dei nostri fondi, con un impatto negativo soprattutto sui comparti obbligazionari esposti ai titoli dei paesi emergenti in valuta locale.
Questo ci ha indotti, secondo la nostra filosofia di investimento, a ribilanciare il peso di quelle obbligazioni, acquistando marginalmente titoli con un profilo di rischio/rendimento particolarmente vantaggioso, in modo da poter percorrere un’eventuale fase di rialzo con migliore reattività.
Sul fronte obbligazionario, restiamo propensi a mantenere l’esposizione verso alcuni paesi emergenti selezionati, anche in valuta locale, in funzione dei tassi reali elevati a fronte di fondamentali economici sani. Continuiamo d’altra parte ad evitare l’esposizione ai paesi core, i cui rendimenti sono bassi più per il sostegno delle banche centrali che per una schietta valutazione di mercato.
Sull’azionario abbiamo assistito a una forte volatilità sui mercati globali in un contesto di bassi volumi. In particolare, a Wall Street i maggiori ribassi hanno interessato il settore energetico e quello delle materie prime. Sul mercato statunitense abbiamo marginalmente aumentato l’esposizione al settore finanziario, in funzione di un più lento recupero dalla correzione. A livello strategico, manteniamo invariato il focus dei portafogli americani sui titoli energetici, che mostrano un progressivo miglioramento dei fondamentali.
Confermiamo la nostra fiducia sui mercati dell’euro zona, in considerazione delle iniezioni di liquidità mensili da parte della BCE, che normalmente portano con sé tassi bassi ed euro debole, e delle valutazioni favorevoli di molte imprese legate all’economia domestica.
Sui mercati asiatici non c’è ragione di modificare il nostro sovrappeso sul Giappone, in quanto i fondamentali delle società nipponiche non sono peggiorati nonostante i recenti cali dei prezzi. Abbiamo tuttavia preso profitto su alcuni titoli, in particolare del comparto finanziario, reinvestendoli su aziende più legate alle dinamiche domestiche. Per quanto riguarda mercati come Indonesia e India, la correzione non è stata tale da giustificare un nostro ingresso in quanto riteniamo le valutazioni ancora care.
La Cina è senza dubbio il catalizzatore delle attenzioni dei mercati. I dati macro evidenziano un rallentamento della crescita, legato soprattutto alla componente investimenti, per sua natura molto ciclica. Crediamo che anche se la Cina crescesse del 4% anziché del 7%, questo non sarebbe uno scenario da temere: una crescita più contenuta ma meglio bilanciata nelle componenti investimento (più ciclica) e consumi (meno ciclica), si tradurrebbe in una velocità di crociera più stabile.
Rimangono inoltre molte armi a disposizione delle autorità cinesi per fronteggiare questa situazione. Continuiamo quindi a mantenere una forte esposizione alla Cina, in particolare sulle società quotate ad Hong Kong, che, con un P/E del 6,6, rimane uno dei mercati meno cari del mondo.